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TRANSPOTEC LOGITEC CHIUDE CON GRANDE SODDISFAZIONE E SI CONFERMA HUB DI RIFERIMENTO DEL SETTORE AUTOTRASPORTO E LOGISTICA

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L’importanza di essere compliant
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Fare squadra tra le imprese che si avvalgono dei servizi di Trasporto e Logistica per rafforzare la relazione Committente-Vettore, questo l’obiettivo con cui è nato l’Osservatorio TCR. Uno strumento di garanzia di qualità, che consente di confrontarsi sui potenziali fattori di rischio, ma anche di condividere valori. Ne abbiamo parlato con il Presidente, Alessandro Ferri.

L’osservatorio TCR riunisce imprese che si avvalgono dei servizi di Trasporto e Logistica, con l’obiettivo di rafforzare la relazione Committente-Vettore,  puntando sulla trasparenza,  la conoscenza dei potenziali fattori di rischio, sulla condivisione di valori quali la qualità, la sicurezza stradale, l’eco-sostenibilità, la responsabilità sociale.

Ne abbiamo parlato con il Presidente, Alessandro Ferri

 

Dottor Ferri, l’Osservatorio TCR si propone di valutare i criteri di affidabilità di chi fornisce servizi di trasporti e logistica. Quali sono i vantaggi per la committenza e come viene vissuto invece dai trasportatori? Vedete una ricaduta positiva anche per loro?

Il vantaggio per le aziende committenti è indubbio, perché si tratta di uno strumento grazie al quale si ha modo di conoscere nel dettaglio il livello di qualità e affidabilità dei fornitori di servizi. Attraverso l’analisi e la valutazione di parametri che rispondono a criteri di eticità, ecosostenibilità e sostenibilità sociale è infatti possibile capire concretamente lo “stato di salute” delle aziende di trasporto, cioè il livello di rispondenza di ciascuna ai pillar contenuti nel protocollo di controllo che il certificatore mette in atto.

Oggi c’è una grandissima attenzione ai messaggi che ogni prodotto veicola, direttamente o indirettamente, in termini di qualità e sostenibilità. Basti pensare, per esempio, al comparto alimentare, che dà grande importanza alla selezione delle materie prime, ma anche alla sicurezza della lavorazione e alla sostenibilità dell’imballo. Invece il trasporto, che è l’ultimo step della produzione industriale e l’unico che lega produttore e consumatore, è purtroppo il lato debole dell’intero processo. Mentre sono molto chiare le informazioni relative al prodotto e alla sua qualità e la rispondenza etica dell’intero processo fino al rispetto dei diritti del lavoratore, dando così al consumatore una chiara visione del controllo dell’intera filiera, del trasporto e della logistica non si ha la benché minima informazione.

L’Osservatorio consente di monitorare e valutare in maniera concreta e compliant ai propri obiettivi aziendali di qualità e sostenibilità.

Dall’audit emergono infatti punti di forza e debolezza che permettono anche di valutare fornitori rispondenti alle policy e all’orientamento CSR (Corporate Social Responsibility) che le aziende si danno per controllare l’ultimo miglio attraverso il servizio di trasporto.

Ma il protocollo è altrettanto importante per il trasportatore, perché dall’audit può individuare le aree di miglioramento su cui deve lavorare per rientrare nei parametri minimi di sicurezza. È importante sapere che il protocollo non dà risposte nette, non esiste un sì o no, un semaforo verde o rosso per le aziende. È piuttosto una valutazione articolata e complessa che deriva dall’analisi di otto pillar di controllo, che hanno tutti un riflesso sociale, ecologico ed ecosostenibile. Le sintesi del certificatore non sono dunque un giudizio assoluto, ma valutano il livello di allineamento di ogni azienda di trasporto a ciascuno di questi parametri. Gli elementi di forza, ma anche quelli di debolezza, saranno noti sia al trasportatore che al committente, che potranno quindi lavorare insieme per valorizzare o riallineare i parametri ritenuti più importanti.

Insomma, per il trasportatore la valutazione è un’opportunità per migliorare e coltivare il rapporto con il cliente, ma anche un’occasione di far conoscere il proprio valore ad altre aziende, competendo in maniera virtuosa, non solo sul prezzo, ma su standard di qualità ed eccellenza.

 

Il TCR valuta, secondo un modello internazionale, le aziende di trasporto e logistica. Quali sono i criteri distintivi che vi portano a definire un’azienda virtuosa? Come avete definite i criteri di valutazione?

Il protocollo si basa su otto parametri. L’organizzazione e la struttura dell’azienda; la sicurezza del prodotto, che vuol dire come il prodotto viene trattato durante il trasporto e le fasi che sono in carico al vettore; la sicurezza del luogo di lavoro; il rispetto ambientale, ed in questo senso importantissima è per esempio l’età dei veicoli della flotta, la classe media euro e se la società investe in veicoli a bassa emissione CO2 e particolato, come per esempio i trattori a GAS metano o Bio Metano; la sicurezza stradale, che vuol dire la valutazione del comportamento dell’azienda rispetto a tutta una serie di parametri che vanno dall’utilizzo corretto del cronotachigrafo e dal rispetto delle ore di guida e di riposo alle tecnologie di sicurezza attive/passive di ausilio alla guida presenti a bordo dei veicoli per assistere il conducente; le coperture assicurative, che possono avere una ricaduta sul trasportatore, ma anche sul committente se non adeguate al tipo di prodotto trasportato; l’uso delle tecnologie in generale sui veicoli e l’integrità e la reputazione aziendale.

Questi otto parametri permettono di valutare un’azienda come compliant al modello TCR. Non si tratta però semplicemente di fare otto domande. A partire da questi criteri, emerge un protocollo di valutazione estremamente complesso, che prevede sia parti molto tecniche che parti con un risvolto che potremmo definire etico. I criteri di valutazione non sono peraltro assoluti, ma sono dinamici, nascono dall’esperienza e dal confronto dei membri stessi dell’Osservatorio. Se oggi, in virtù della tipologia di aziende aderenti, siamo molto vicini al trasporto di tipo alimentare, che è attualmente il settore probabilmente più stressato da controlli e regole, ci piacerebbe, per esempio, che aderissero all’Osservatorio aziende del petrolchimico, del cementiero, del chimico o manifatturiero in modo da integrare i parametri in maniera più allargata e in linea con le esigenze di controllo dei diversi settori, appoggiandosi ad una esperienza sicuramente diversa da quella del settore food. Il nostro obiettivo è che la base dell’Osservatorio si allarghi sempre più, diventando rappresentativa di tutti i comparti, in modo tale che gli stessi criteri di valutazione possano diventare sempre più esaustivi.

 

Il vostro è sicuramente un punto di osservazione privilegiato. Nella sua opinione, in questo particolare momento storico, quali sono le urgenze da affrontare per elevare la qualità del servizio offerto e su cosa è importante puntare per ripartire?

In parte vi ho già risposto. Il principio guida del buon trasporto per noi è espresso dai parametri che vengono valutati dallo stesso Osservatorio.

Oggi per il trasporto c’è chi definisce le regole, cioè il Ministero dei Trasporti attraverso l’espressione del suo Albo ed il legislatore, e chi si occupa del controllo attraverso le forze dell’ordine dislocate sul territorio. In mezzo ci siamo noi committenti ed i trasportatori.

Quando il trasportatore viene considerato fuori dalle regole - e dunque multato - non è solo lui ad averne conseguenze, vengono coinvolti nel processo sia la ditta di trasporti, sia la committenza. E può valere per reati minori, come l’errata compilazione dei documenti, multe per eccesso di velocità o peso trasportato, fino ad arrivare a problematiche molto più allargate, quali possono essere il caporalato, l’esterovestizione, le truffe, che hanno importanti effetti sulla reputazione e la visibilità delle aziende committenti.

Ecco perché ritengo che un sistema di valutazione dell’affidabilità sia un elemento prezioso per tutti.