Un lavoro, il suo, ma anche una passione e, da come ne parla, a tratti una “vocazione".
Mirko gestisce l’impresa di trasporti familiare, ma soprattutto si sente camionista: il camion è la sua seconda casa. Ci ha raccontato la sua esperienza e quella “dei suoi ragazzi” nella fase 1 del lock-down, giorni sfidanti, ma anche vissuti con la consapevolezza di dare un contributo concreto al Paese
Come è stato lavorare “in trincea”?
"Siamo stati sulle strade tutti i giorni, e dopo che hanno tolto i limiti alla circolazione, anche di sabato e domenica, senza pause. Certo la paura c’era, e c’era anche la stanchezza e il disagio di non avere tanti dei servizi a cui siamo abituati, ma non ci potevamo fermare. E‘ il nostro lavoro, ma anche un nostro dovere. Sulle strade dovevamo esserci solo noi. Ogni giorno speravamo di non incontrare nessuno, perché se il nostro dovere era muoverci, il vostro era stare a casa. “.
“Ci siamo dovuti organizzare e in qualche modo arrangiare. Sulle strade era tutto chiuso, ma non ci siamo fatti abbattere. Abbiamo mangiato sulla ribaltina del camion di fronte al mare, in fondo è stato bello anche così. L’importante era garantire il servizio e confermare, ancora una volta, che siamo un’azienda seria”.
Come l’emergenza Coronavirus ha influito, in generale, sul mondo dell’autotrasporto, dal tuo punto di vista?
“All’inizio ci sono stati molti disagi. I committenti non pagavano e la situazione è diventata difficile per molti. Ora, in parte, qualcosa si sta muovendo. Chi ha continuato a lavorare, perché l’ha scelto o perché poteva, deve garantire la certezza che il trasporto venga fatto e nella massima sicurezza. I controlli sono tanti e se non sei a posto giustamente hai dei problemi. Personalmente posso dire che la mia azienda è stata premiata dalla committenza, che ha continuato a sceglierla, e sono fiero di aver dimostrato di lavorare bene. In tanti purtroppo si sono dovuti fermare…”.
Come vi tutelate dal rischio del Coronavirus, in un periodo di lavoro così particolare e intenso?
“Noi abbiamo lavorato tanto, i negozi che vendono generi alimentari hanno avuto le stesse esigenze di approvvigionamento del periodo di Natale. Non nascondo che la paura c’è sempre. Da parte nostra, ma anche di chi ci accoglie nelle proprie aziende. Per questo da subito ci siamo attrezzati con tutte le accortezze possibili. Abbiamo sanificato le cabine dei camion, appena scendiamo indossiamo mascherina e guanti. Io mi sono anche dotato di uno strumento per sanificare ad ozono. Insomma, la prudenza non è mai troppa e come sempre il nostro motto è reagire ed esserci”.
Qualcuno enfaticamente li ha apostrofati come eroi, spesso loro si definiscono inarrestabili, ma, comunque li si voglia chiamare, i trasportatori, insieme a medici, infermieri, responsabili della sicurezza, cassieri, in questi giorni hanno permesso al Paese di andare. Una dimostrazione concreta dell’importanza di una categoria professionale che muove l’86% delle merci in Italia, un settore che oggi più che mai sente l’esigenza di strategie nazionali a lungo termine. E Transpotec Logitec, tra poco meno di un anno, potrà essere il contesto in cui incontrarsi, confrontarsi e concordare le modalità per supportare il settore e tornare a crescere.
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