Trasportano materiali differenti – ortofrutta, materie prime destinate all’industria alimentare, materiali pericolosi, ricambistica -, alcuni sono padroncini, altri hanno flotte importanti con 45 veicoli, percorrono tratte differenti in Italia o in Europa, ma sono accomunati da uno spirito unico, che unisce passione, dedizione al lavoro, cura del cliente.
Abbiamo intervistato cinque trasportatori, tutti uniti dalla passione per i decorati e “amici” di International Truck Look, il raduno da anni ospitato anche in occasione di Transpotec Logitec, per capire se e quali effetti sta avendo sul loro lavoro questa seconda ondata della pandemia e come orientano le loro scelte quando devono acquistare un nuovo mezzo.
COSA È CAMBIATO?
Per chi consegna alla grande distribuzione o alle industrie di trasformazione alimentare, i ritmi di lavoro sono rimasti pressocché costanti, più difficile invece la situazione per comparti come l’edilizia, che lo scorso marzo è stata investita in pieno dal lockdown e ha subìto uno stop di almeno quattro settimane.
Eppure, anche chi ha continuato a lavorare, qualche cambiamento lo ha notato.
“Trasporto frutta, soprattutto mele” – dichiara Lorenzo, proprietario di una piccolo azienda trentina – “e abbiamo sempre lavorato, anche se ora un piccolo calo c’è, ma devo ammettere che a novembre noi lavoriamo sempre meno. Se ho visto qualcosa di diverso? Sono sempre meno le richieste da parte di piccoli fruttivendoli o piccoli punti vendita. C’è maggiore concentrazione sui grandi supermercati e le grandi piattaforme, come se ormai la gente si rivolgesse tutta lì”.
Anche Mirko, proprietario di un’azienda lombarda che conta 14 veicoli e che si occupa di trasporto in ADR e di trasporto ricambi, nota la stessa differenza: “Sembra che i piccoli committenti siano scomparsi Per fortuna sono arrivati anche clienti nuovi, ma sono tutte strutture di grandi dimensioni”. E aggiunge: “Sono stati mesi complicati, ma da sempre il mio motto è ‘fate della vostra passione il vostro lavoro’. Io sono sul camion da quando avevo 15 anni, ho cominciato con mio padre. La passione è importante, ti permette di andare avanti anche se, come lo scorso marzo, dopo tanti chilometri non puoi fare una doccia o sederti al ristorante. Io oggi guido sempre meno, più che altro gestisco l’azienda, ma se capita che un cliente importante chieda proprio di me, come è successo settimana scorsa, salto a bordo e vado a Parigi all’improvviso, e la vivo come una passeggiata al parco. Mi ripaga la fiducia di chi si fida di me come persona e che ha gli occhi lucidi quando, dopo tanto tempo, mi vede varcare il cancello della sua azienda. Certo, i sacrifici e i rischi sulla strada sono tanti, ma è un lavoro che nella mia esperienza dà anche tanto”.
Secondo Graziano, piemontese, proprietario di una flotta di 19 veicoli: “La nostra fortuna è che trasportiamo soprattutto frutta per la produzione di marmellate, per cui abbiamo sempre lavorato, considerando che il nostro trasporto è legato all’industria di trasformazione alimentare. Però devo ammettere che una flessione, anche se non pesante, c’è stata anche per noi”.
Paolo, proprietario di un’azienda ligure che conta 45 mezzi dichiara: “Una diminuizione della richiesta c’è stata nel settore, ma sono convinto che, se noi abbiamo sempre lavorato è anche perché da sempre ci teniamo a essere corretti verso i clienti, non diciamo mai di no e facciamo il possibile per soddisfare le loro richieste. Oggi ci viene riconosciuto e in questo periodo ha pagato, tanto che continuiamo a essere scelti, perchè ci ritenengono affidabili. Certo per noi, come per tutti, ci sono più regole da seguire: mascherine, gel, igienizzazione. Insomma, dobbiamo fare più attenzione”.
Johnny, dipendente di un’azienda che si occupa di trasporti per il comparto food e le termoplastiche, ha notato invece che sta cambiando il modo di lavorare: “Il cambiamento maggiore che percepisco è nel fatto che sono tornato a fare ‘solo’ l’autista. Per evitare contatti, le aziende non ci fanno più entrare nei magazzini di logistica, ma ci fanno fermare all’ingresso e fanno scaricare ai loro addetti. E’ una cosa nuova per noi, che invece prima dovevamo entrare e uscire continuamente dalla cabina, con ogni temperatura.”
COSA SI CHIEDE AL NUOVO CAMION? COMFORT E AFFIDABILITÀ.
MA LA SCELTA È GUIDATA ANCHE DALLA PASSIONE
Sono mesi duri anche per le aziende di trasporto, ma se si vuole restare competitivi bisogna continuare ad investire in nuovi mezzi. Su una cosa sono concordi tutti: non è il prezzo, nella loro esperienza, l’elemento determinante che guida la scelta d’acquisto.
Mirko, che è in attesa di immatricolare nel 2021 il nuovo “gioiello” che sta per entrare nella sua flotta, ci dice: “Prima di acquistare una nuovo mezzo devo capire la resa del precedente, insomma valutare quanto mi ha dato, in termini di chilometri, quali problemi ha avuto e quanto mi è costato in manutenzione. Quello che sto cambiando ora ha 10 anni e ha fatto 1.000.012 chilometri ad oggi. Ha avuto dei problemi, uno particolarmente importante dopo soli 4 anni dall’acquisto, ma in quel caso è stata determinante la concessionaria, che mi ha seguito e mi è venuta incontro. Sapere che loro ci sono è importante. Ecco perché ricompro un mezzo della stessa casa. Magari mi costa il 20% in più rispetto ad altre opzioni, ma se valuto costi/benefici e l’assistenza post vendita, resto fedele”.
Secondo Paolo, la scelta è orientata anche dalla fiducia verso il produttore. “Ho immatricolato l’ultimo mezzo la scorsa settimana e il precedente nel 2019. Posso comunque dire che in media cerchiamo di cambiare i nostri camion dopo 5 anni, anche se abbiamo alcuni mezzi che hanno 7/8 anni perchè ancora performano bene. Noi ci fidiamo di tre brand e la nostra scelta è sempre tra quei tre. Per il resto, da appassionato, non posso che comprare mezzi full optional, che vuol dire massimo comfort, ma anche tanta tecnologia a bordo, che ci supporta nel lavoro”.
Graziano negli ultimi sei mesi ha acquistato tre motrici e quattro semirimorchi. In media cambia i camion ogni sette anni. “Come scelgo? Sono fedele al marchio che ho sempre acquistato. Non è una questione di prezzo, se dovessi basarmi sul prezzo, cambierei produttore. Il criterio principale per me è l’affidabilità. Se un camion va bene e non mi dà problemi, ricompro sempre lo stesso marchio”.
Anche per Lorenzo avere mezzi sempre nuovi è importante: “La mia flotta ha 4 mezzi, più un quinto che teniamo di scorta, e si può dire che sono tutti nuovi, il più vecchio ha 5 anni. Una settimana fa ho ordinato un nuovo rimorchio che arriverà a gennaio, mentre l’ultimo camion frigo l’ho cambiato a febbraio. Quello che mi guida nella scelta di acquisto è la passione. Io sono un piccolo padroncino e affido i miei camion solo ad autisti fidati che devono poter lavorare bene. Per cui per me il mezzo deve essere full optional. Ci tengo per esempio anche al frigo in cabina o al clima che funziona anche da fermo, perché il camion deve far stare bene chi guida. Diciamo che non bado a spese per avere il meglio”
Jonny, che è un autista, dichiara: “Anche se non non sono io direttamente a prendere la decisione finale, ci confrontiamo con l’azienda sulla resa dei veicoli. Posso dire che per chi, come me, trasporta carichi leggeri, l’elemento che determina la scelta sono i consumi; se si trasportano invece carichi più pesanti si tiene anche conto di cilindrata e cavalli nella selezione del modello. La mia azienda acquista in media un mezzo all’anno. L’ultimo è stato acquistato a febbraio scorso, ma il Covid ha rallentato i tempi di allestimento, per cui lo consegneranno proprio questa settimana, dopo 9 mesi”.
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